Luoghi da vedere

Il Comune di Capaccio Paestum  è un tesoro  di luoghi d’interesse. Occupa una posizione strategica a pochi chilometri a sud della costiera Amalfitana  e a nord della costiera Cilentana, fungendo da porta d’ingresso per il Parco Nazionale del Cilento. Paestum, la più bella città della Magna Grecia, a più di 2500 anni dalla sua fondazione, conserva ancora intatto il suo fascino. Inserita nel 1998 dall’UNESCO tra i siti patrimonio dell’umanità, oggi è considerata una delle aree archeologiche più importanti al Mondo.

Il territorio, situato nella valle formata dai monti Soprano e Sottano offre l’opportunità di una visita varia. Il Soprano, è stato almeno fino all’immediato dopoguerra una risorsa ed offre oggi, l’occasione di piacevoli passeggiate e molti vi si recano alla ricerca di asparagi e funghi tra cui anche l’ambito porcino. Il suo litorale, uno dei più bei tratti di costiera tirrenica, si estende per circa 14km caratterizzata da una spiaggia ancora incontaminata ed una sabbia finissima. La pineta che separa il litorale dalla zona abitata è uno spettacolo di incorrotta bellezza che offre frescura e riparo ai turisti con elementi di macchia mediterranea.

Giungendo da Salerno, ad accogliere i visitatori  in questa bellissima terra, alle porte della borgata di Ponte barizzo si trova  un pannello in ceramica “Benvenuti nel Cilento, terra di Maria” dove ad essere raffigurata è  proprio la Vergine, con in braccio il bambino  e ad arco diverse raffigurazioni che anticipano i luoghi d’interesse di questa terra.

Nell’area pianeggiante, ai piedi del monte Sottano si estende la contrada di Spinazzo che come il borgo di Gromola, si dedica ad un’intensa coltivazione e ad un’agricoltura di qualità. Qui si coltiva uno dei prodotti tipici di Paestum, il carciofo, particolarmente pregiato. Inoltre persiste la coltivazione del tabacco, attività fiorente nel primi decenni del secolo scorso come dimostrano i due ex- tabacchifici, dislocati nelle località di  Cafasso e Rettifilo. A queste produzioni si affiancano i frutteti, in particolare di pesche, mentre notevolmente ridotta è la coltivazione del pomodoro. Del tutto scomparsa è la produzione del cotone.

Sorgente del Sele

Situato tra il litorale e la collina, la piana di Capaccio Paestum costituisce un pezzo della piana del Sele, una pianura di tipo alluvionale formatasi nel corso dei secoli, grazie al fiume che lo solca, il Sele. La terra ha un’elevata resa e le coltivazioni intensive sono il risultato di un duro lavoro. Il fiume dell’omonima piana nasce a Caposele tra i monti Picentini e sfocia nel Tirreno, dopo un percorso di 64 km. Le sorgenti principali, dette “della Sanità“, (attualmente quasi del tutto incanalate per alimentare il grande Acquedotto pugliese), sgorgano a 420 m .s.l.m nel centro del paese; più a valle, il primo affluente è il Rio Zagarone che proviene dal monte Cervialto. Riceve presso Contursi Terme da sinistra il Tanagro, principale tributario, che ne incrementa notevolmente la portata. Presso Ponte Barizzo frazione di Capaccio Paestum, il Sele riceve l’ultimo tributario importante: il Calore Lucano. Le acque del fiume dopo la bonifica irrigano l’intera piana, sono assai ricche e dalla portata abbastanza costante ma anche soggette a piene importanti in caso di forti precipitazioni.  Presso la foce del fiume oggi rimangono i resti dello Heraion, un antico santuario della Magna Grecia dedicato alla dea Era, a circa 9 km dalla città di Paestum, scoperto negli anni trenta da Umberto Zanotti Bianco e Paola Zancani Montuoro la cui fondazione mitologica è attribuita a Giasone e collegata alla spedizione degli Argonauti. Il corso del fiume è tutelato dalla Riserva naturale Foce Sele-Tanagro. Lo scenario naturale di Capaccio rientra nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Area Archeologica

Suggestiva è senz’altro l’area archeologica, una delle meglio conservate d’Italia. Il perimetro dell’area è definito da mura di cinta composte da blocchi di calcare e da quattro porte principali: Porta Aurea a Nord, Porta Sirena ad Est, Porta Marina a Ovest e Porta Giustizia a Sud. Sicuramente, a richiamare l’interesse di quest’area sono i maestosi Templi, la Basilica, il Tempio di Nettuno ed il cosiddetto Tempio di Cerere. Il percorso nella storia permette però al turista di visitare tanto altro come i resti di alcuni isolati e abitazioni di età romana, i resti dell’anfiteatro e di un edificio pubblico dotato di piscina destinato al culto di Venere, fino al foro romano. La piazza è circondata da tabernae e su essa si affacciano il Comitium, il più importante monumento pubblico della colonia latina, e il cosiddetto tempio della Pace. L’adiacente museo è contenitore di tesori inestimabili. La tomba del tuffatore, unica di età classica è straordinariamente conservata come principale cimelio di antichità. Le metope, anch’esse presso il museo, raffigurano episodi del mito delle dodici fatiche di Eracle e del ciclo Troiano, ma anche di Giasone e di Oreste.  Ma ancora la maestosità dei templi,  rievoca il grande passato di una terra che ha ancora oggi, molto da raccontare. A nord della città antica, nei pressi della riva sinistra del Sele, è possibile vedere anche i resti del santuario dedicato alla Dea Hera. Nelle vicinanze il Museo Narrante di Hera Argiva. Questi non è un museo tradizionale ed anzi all’intero sarà possibile trovarci filmati, ricostruzioni tridimensionali, video installazioni, effetti sonori, pannelli illustrativi che mostrano al visitatore la storia del passato del luogo, la sua scoperta e rivalorizzazione.  Sorto sul piano  dell’antica città di Paestum è Villa Salati, un antico palazzo gentilizio, risalente al 1780. Costruito per ospitare i nobili ed i signori del periodo borbonico,nel 1850 venne acquistato dalla famiglia Salati, la struttura e gli annessi terreni vennero destinati all’utilizzo dell’allevamento bufalino e all’agricoltura. Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne quartier generale dell’esercito tedesco e  dopo l’Operazione Avalanche e lo sbarco degli alleati sede degli Americani. Al  termine della guerra venne restituito alla famiglia Salati.  Oggi è possibile visitare la villa  patronale accedendo da un lungo viale rettilineo  che permette di osservare sulla sinistra un roseto di rose pestane e sulla sinistra altre diverse costruzioni, le cosiddette “bufalare” edifici destinati prevalentemente al ricovero dei butteri di fronte alle quali sorgono due ulteriori manufatti di minor dimensioni e un fontanile lavatoio.

Ex Tabacchificio

Poco distante dall’area archeologica, nella frazione Cafasso, sorge il complesso immobiliare dell’Ex Tabacchificio. Dall’importante valore storico-culturale, l’edificio era stato già magnificato tra le maggiori espressioni dell’archeologia industriale della Piana del Sele da Gillo Dorfles, una delle personalità artistiche più attente, colte e sofisticate del Novecento.  Dapprima nel settore ortofrutticolo, poi con l’introduzione dell’industria del tabacco, fu evidente, sin dagli esordi, che l’impianto non rispondeva a esigenze meramente produttive bensì anche di natura sociale. Questo spazio occupazionale significò rilancio per il territorio ma anche simbolo di resti materiali del passato. Un passato da protagonista per le tabacchine, la vera massa lavoratrice del tabacchificio. Ebbene, oggi la città di Capaccio Paestum  ha a disposizione una struttura pubblica in più, un contenitore prestigioso e imponente da utilizzare per attività di pubblico interesse, che apre a nuove e rassicuranti prospettive per il futuro.  La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico per la prima volta trova così la sua location definitiva, un polo all’altezza della storia e dello splendore del Comune di Capaccio Paestum.  Ad aver risalto sarà anche il Borgo Cafasso, contrada da sempre isolata e priva di fermento socio – culturale, che diverrà grazie al Nuovo Tabacchificio, un importante polo attrattivo per i turisti della città dei Templi, con esposizioni temporanee e permanenti e per la promozione delle filiere produttive locali. L’amministrazione comunale ha voluto ed ottenuto l’immobile, riconoscendone sin da subito il valore indiscusso  e in poco più di qualche mese, con un impegno costante, lo ha restituito a nuova vita, puntando alla sua valorizzazione e riqualificazione.

Museo della Lambretta

Sempre sul territorio di Capaccio Paestum, in località Gromola, nasce il Museo della “Lambretta” un fiore all’occhiello per la città dei templi e per tutti gli appassionati. Il museo, che deve un particolare riconoscimento allo storico lambrettista capaccese Emilio Quaglia, nasce dall’idea di un gruppo di amici che, con grande amore ed impegno, permettono di rivivere, ancora oggi,  il patrimonio storico culturale della lambretta in provincia di Salerno.  In testa c’è l’ingegnere Gianpiero Cola, presidente del Lambretta Club Campania, che già alla fine degli Anni Novanta ha cominciato a collezionare pezzi d’epoca alimentando così, la passione di molti.  La lambretta, che  non è un semplice due ruote ma un pezzo di storia, si riaccende nel ricchissimo museo come un vero e proprio scrigno di tesori dedicato a Donato Sangiovanni ed alla Commissionaria Innocenti di D’Avossa-Iannone; all’interno oltre cinquanta Lambrette, caschi d’epoca, trofei ed accessori vari si percepisce il fascino di questo straordinario motoveicolo, perché la passione, va in lambretta.

Torre di Paestum

Come luoghi d’interesse di questa terra in località Torre di Mare, troviamo la Torre di Paestum, una costruzione militare a tronco di cono terminante con una merlatura. Qui i tedeschi avevano posizionato sulla sommità della torre una postazione di mitragliatrici, e solo per pura fortuna la torre non fu distrutta dai cannoneggiamenti navali.

Bunker della Seconda Guerra Mondiale

Sulla spiaggia denominata “Torre di Mare”, è presente un bunker per la difesa costiera risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Costruito nel corso dello sbarco a Salerno, probabilmente dalla 222 div. costiera italiana, fu successivamente occupato dai tedeschi che lo usarono per contrastare lo sbarco della Quinta Armata americana in arrivo sulle spiagge di Paestum il 9 settembre 1943.

Il Centro Storico

Il Centro storico di Capaccio Paestum è ancora un aggiuntivo al patrimonio del luogo. Questi è un alternarsi di piazzette, archi, palazzi signorili e portali in pietra, ovunque spuntano tesori storici ed architettonici, scorci paesaggistici e panoramici.  L’antico paese, conserva ancora bellezza e fascino per un’esperienza fuori dal tempo. 

Il Capoluogo offre uno splendido panorama della pianura del Sele, dai suoi giardini pubblici, costruiti agli inizi del ‘900 con platani e lecci ormai quasi secolari e la statua di Costabile Carducci, eroe risorgimentale di questa terra. Un ricordo storico che non deve mancare nella cultura della memoria di una società e che qui troviamo è il “Monumento dei Caduti ” un riconoscimento a quanti, nella prima guerra mondiale così come in quella successiva,  hanno sacrificato la propria vita per la libertà e la democrazia. Fu inaugurato il 22 giugno 1919, ed è attribuito a Manlio De Maria notaio e curatore di Capaccio, uno dei primi ad essere eretto a memoria dei caduti della prima guerra mondiale. In seguito, sulla facciata dello stesso, furono incisi anche i nomi dei caduti civili e militari della II Guerra Mondiale. Nello stesso giorno, un secolo dopo, l’Associazione Combattenti e Reduci della locale sezione, intitolata al Cav. Mariano Bello (Presidente dal 1989 al 2009) e attualmente presieduta da Pasquale Mauro, con una commovente cerimonia ha voluto porre omaggio al ricordo e al significato di un simbolo di rispetto, verso coloro i quali si immolarono alla Patria. Percorrendo la strada tra via Monticello e via Francesco Sabia, un’area verde, pone a risalto e a splendore l’ulivo secolare, per tutti l’Ulivone. Si tratta di un albero  secolare inserito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Campania, simbolo del nostro territorio, patrimonio identitario  da tutelare e valorizzare come “monumento alla natura”.

Poco distante si trova piazza Orologio, qui l’attenzione è rivolta al campanile della chiesa, crollata nella seconda metà dell’800. Questa era collegata al Palazzo vescovile (oggi sede della scuola primaria di Capaccio) da un bel giardino. Il campanile che crollò nel 1902, venne ricostruito ed inaugurato nel 1905, ma ora è solo un ex-campanile, o meglio la cosiddetta Torre civica che campeggia in piazza.  Da vedere è anche la famosa fontana dei tre delfini, o volgarmente detta “la fontana a tre cannuoli”,  il Mulino ed il Frantoio di Gennaro d’Alessio che conservano ancora le macchine e gli attrezzi in uso fino a quindici anni fa. Numerosi sono ancora i portali in pietra ad ingresso di splendidi Palazzi. Abbiamo il palazzo Bellelli, De Marco, Tanza, Ricci, Stabile, casa Rubini, Palazzo d’Alessio, e Palazzo De Maria. Ancora resti di storico interesse, sempre al Capoluogo,  è  l’acquedotto romano. Esempio di architettura classica. è stato costruito dai romani nel  273 a.c. per secoli ha collegato le due estremità del territorio della piana di Paestum, dai monti alla pianura, e che sappiamo essere esistito grazie ad alcuni reperti rinvenuti sul suo antico percorso.

Il Capoluogo offre uno splendido panorama della pianura del Sele, dai suoi giardini pubblici, costruiti agli inizi del ‘900 con platani e lecci ormai quasi secolari e la statua di Costabile Carducci, eroe risorgimentale di questa terra. Percorrendo la strada tra via Monticello e via Francesco Sabia, un’area verde, pone a risalto e a splendore l’ulivo secolare, per tutti l’Ulivone. Si tratta di un albero  secolare inserito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Campania, simbolo del nostro territorio, patrimonio identitario  da tutelare e valorizzare come “monumento alla natura”.

Poco distante si trova piazza Orologio, qui l’attenzione è rivolta al campanile della chiesa, crollata nella seconda metà dell’800. Questa era collegata al Palazzo vescovile (oggi sede della scuola primaria di Capaccio) da un bel giardino. Il campanile che crollò nel 1902, venne ricostruito ed inaugurato nel 1905, ma ora è solo un ex-campanile, o meglio la cosiddetta Torre civica che campeggia in piazza.  Da vedere è anche la famosa fontana dei tre delfini, o volgarmente detta “la fontana a tre cannuoli”,  il Mulino ed il Frantoio di Gennaro d’Alessio che conservano ancora le macchine e gli attrezzi in uso fino a quindici anni fa ed  infine autentico angolo di storia è lo splendido “Salone Rizzo” l’antica barberia del paese. Questa è riccamente arredata con oggetti d’epoca, di cancelleria ormai in disuso e vecchie cartoline. Il mobilio è laccato bianco, con ampie specchiere e cassettini, contenenti forbici, pettini e rasoi. L’arredo è completato da una pregiata statua raffigurante Venere al bagno, posta in  bella esposizione, dono di un cliente  speciale, quale il barone F. Bellelli al titolare Antonio Rizzo. Numerosi sono ancora i portali in pietra ad ingresso di splendidi Palazzi. Abbiamo il palazzo Bellelli, De Marco, Tanza, Ricci, Stabile, casa Rubini, Palazzo d’Alessio, e Palazzo De Maria. Ancora resti di storico interesse, sempre al Capoluogo,  è  l’acquedotto romano. Esempio di architettura classica. è stato costruito dai romani nel  273 a.c. per secoli ha collegato le due estremità del territorio della piana di Paestum, dai monti alla pianura, e che sappiamo essere esistito grazie ad alcuni reperti rinvenuti sul suo antico percorso.

Il percorso religioso propone la visita di meravigliose Chiese localizzate nelle diverse contrade:  la Chiesa di Santa Maria Goretti, La Chiesa di S.Vito, quella di Santa Rita, la Chiesa della Divina Provvidenza e quella della Madonna del Carmine.

La più bella barberia della regione: il Salone Rizzo-Marino

Un autentico angolo di storia è lo splendido “Salone Rizzo” l’antica barberia del paese.

Il suo fondatore fu Antonio Rizzo, detto ‘Nduccio alla fine dell’800. La bottega fu realizzata da due ebanisti locali, Angelo Maria Forte e Ferdinando Chiumiento ma insieme a questi si pensa abbiano lavorato altri artigiani di Capaccio, tra i quali i Santomauro e i Taddeo.  Questa è riccamente arredata con oggetti d’epoca, di cancelleria ormai in disuso e vecchie cartoline. Il mobilio è laccato bianco, con ampie specchiere e cassettini numerati, contenenti forbici, pettini e rasoi usati esclusivamente per il legittimo proprietario e poi riposti e conservati con cura, nel proprio cassettino. L’arredo è completato da una pregiata statua raffigurante Venere al bagno, posta in bella esposizione, dono di un cliente  “speciale”, il barone Ferdinando Bellelli.  ‘Nduccio, che ha gestito la barberia dalla fine dell’800 al 1951, era una persona simpatica ed estrosa ma anche piuttosto ambiziosa, si fece costruire un personale stemma di famiglia, che egli stesso si inventò completamente con la sua fantasia. Lo stemma  in legno è costruito da una foglia di alloro, una foglia di quercia, uno scudo, un riccio (che sta ad indicare l’origine della famiglia Rizzo) ed un’aquila con le ali spiegate. Nel 1943 Giuseppe Marino entra nel salone come giovane apprendista. Allora si andava “al maestro” per imparare un mestiere; otto anni dopo, alla morte di ‘Nduccio, subentra nella gestione della bottega che gestisce ininterrottamente fino al 1995. Al termine della sua carriera, festeggiati oltre cinquant’anni di lavoro, Giuseppe Marino, fonda con un gruppo di amici, l’associazione Salone Rizzo (oggi Rizzo-Marino) con lo scopo di conservare intatto il salone come piccolo patrimonio della storia capaccese.  La barberia è oggi uno scrigno che il Comune di Capaccio Paestum ha il dovere di preservare e far conoscere, valorizzando questo luogo come testimonianza del bello anche per le nuove generazioni. Fare visita all’antica barberia dovrà essere un motivo in più per scegliere il nostro borgo antico.

Il percorso religioso propone la visita di meravigliose Chiese localizzate nelle diverse contrade:  la Chiesa di Santa Maria Goretti, La Chiesa di S.Vito, quella di Santa Rita, la Chiesa della Divina Provvidenza e quella della Madonna del Carmine.

Chiesa Parrocchiale S. Pietro

In via S. Agostino, percorrendo un vicoletto ricco di piccole sorprese dal valore storico artistico è ubicata la Chiesa Parrocchiale documentata fin dal XV secolo. Alla fine del 400, la chiesa era benedettina, poi con il titolo di S. Maria di Costantinopoli, passò agli Agostiniani, fino alla metà del 600, per poi diventare sede della Chiesa della Confraternita del Rosario. La facciata di stile barocco ha un bel portale settecentesco (1763) sormontato da uno stemma del Comune di Capaccio. L’interno è a due navate, con l’altare maggiore in stile barocco ricchissimo di marmi pregiati: marmo verde del Guatemala, marmo rosso di Verona, marmo antico della Sicilia, onice e marmo di Carrara. A sinistra un altare con bassorilievo di San Pietro. A terra  la lapide del vescovo Lelio Morello, che eletto nel 1586, chiese al papa Sisto V di disporre il trasferimento della Diocesi da Capaccio a Diano. Il papa aderì in parte alla richiesta e Diano fu la nuova residenza dei vescovi che continuarono a chiamarsi “caputaquensi”. Accanto all’uscita è il tumulato il vescovo Agostino Odoardi il quale, eletto vescovo di Capaccio nel 1724, scelse come residenza Villa S.Pietro, dove restaurò, arredandolo, il Palazzo Vescovile che collegò alla Chiesa parrocchiale con un ameno giardino. Chiusa dopo il terremoto del 1980 è stata riaperta al culto il 10 luglio 1993, con una celebre manifestazione religiosa ed una solenne processione a cui erano presenti il parroco Don Alfredo Renna, il Vescovo di Vallo della Lucania, Mons. Rocco Favale, il sindaco di Capaccio, autorità civili e militari. Nel Piazzale antistante una croce votiva, sulla cui base è scolpito lo stemma del Comune. 

Lungo questa strada, si trova il portone d’ingresso, con uno splendido portale con scene di caccia, della casa dove nel 1804 nacque Costabile Carducci. Eroe dei moti del 48, indusse il Re a concedere la Costituzione. Nel luglio sulla via del ritorno dalla Calabria, una violenta burrasca pilotò la barca su una spiaggia nei pressi di Acquafredda, nel territorio di Maratea. Qui trovò la morte per mano di una schiera di uomini armati alla guida del sacerdote Vincenzo Peluso, con il quale precedentemente aveva avuto un contenzioso. Il corpo del Carducci fu gettato in un burrone e dopo il ritrovamento fu sepolto nella chiesa di S. Biagio ad Acquafredda. Capaccio gli ha dedicato una strada e nel 1997, su interesse dell’Associazione culturale  C. Carducci è stato eretto un monumento sui giardini pubblici e posta una lapide a lato della casa natale. 

 La valle dei Templi ospita,inoltre, la cosiddetta Basilica Paleocristiana. Questa è la più antica testimonianza della precoce affermazione del cristianesimo a Paestum (344 a.C.). Concepita inizialmente come basilica “aperta” diventa sede vescovile  e presto assume le caratteristiche di basilica “chiusa”. Ha un’interessante stratificazione di elementi arcitettonici e decorativi pagani ed elementi di epoca bizantina. Ristrutturata nel Settecento con forme barocche, a seguito di recenti restauri dell’anno 1968 sono emerse le primitive strutture della Basilica. Divisa in tre navate da antiche colonne inglobate in pilastri di epoca barocca ospita masse di fedeli che convengono nel giorno dell’Annunziata per celebrare tale festività.

Il Capoluogo offre uno splendido panorama della pianura del Sele, dai suoi giardini pubblici, costruiti agli inizi del ‘900 con platani e lecci ormai quasi secolari e la statua di Costabile Carducci, eroe risorgimentale di questa terra. Percorrendo la strada tra via Monticello e via Francesco Sabia, un’area verde, pone a risalto e a splendore l’ulivo secolare, per tutti l’Ulivone. Si tratta di un albero  secolare inserito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Campania, simbolo del nostro territorio, patrimonio identitario  da tutelare e valorizzare come “monumento alla natura”.

Poco distante si trova piazza Orologio, qui l’attenzione è rivolta al campanile della chiesa, crollata nella seconda metà dell’800. Questa era collegata al Palazzo vescovile (oggi sede della scuola primaria di Capaccio) da un bel giardino. Il campanile che crollò nel 1902, venne ricostruito ed inaugurato nel 1905, ma ora è solo un ex-campanile, o meglio la cosiddetta Torre civica che campeggia in piazza.  Da vedere è anche la famosa fontana dei tre delfini, o volgarmente detta “la fontana a tre cannuoli”,  il Mulino ed il Frantoio di Gennaro d’Alessio che conservano ancora le macchine e gli attrezzi in uso fino a quindici anni fa ed  infine autentico angolo di storia è lo splendido “Salone Rizzo” l’antica barberia del paese. Questa è riccamente arredata con oggetti d’epoca, di cancelleria ormai in disuso e vecchie cartoline. Il mobilio è laccato bianco, con ampie specchiere e cassettini, contenenti forbici, pettini e rasoi. L’arredo è completato da una pregiata statua raffigurante Venere al bagno, posta in  bella esposizione, dono di un cliente  speciale, quale il barone F. Bellelli al titolare Antonio Rizzo. Numerosi sono ancora i portali in pietra ad ingresso di splendidi Palazzi. Abbiamo il palazzo Bellelli, De Marco, Tanza, Ricci, Stabile, casa Rubini, Palazzo d’Alessio, e Palazzo De Maria. Ancora resti di storico interesse, sempre al Capoluogo,  è  l’acquedotto romano. Esempio di architettura classica. è stato costruito dai romani nel  273 a.c. per secoli ha collegato le due estremità del territorio della piana di Paestum, dai monti alla pianura, e che sappiamo essere esistito grazie ad alcuni reperti rinvenuti sul suo antico percorso.

Il percorso religioso propone la visita di meravigliose Chiese localizzate nelle diverse contrade:  la Chiesa di Santa Maria Goretti, La Chiesa di S.Vito, quella di Santa Rita, la Chiesa della Divina Provvidenza e quella della Madonna del Carmine.

Santuario della Madonna del Granato

Risalendo dalla pianura la variopinta macchia mediterranea, si raggiunge la Cattedrale della Madonna del Granato. Il santuario domina maestoso tutta la piana del Sele, avvolto da un  sacrale silenzio. Gli  spazi intimi e suggestivi ed una veduta panoramica regalano emozioni di libertà in aria. La Cattedrale preromanica del VII secolo, sorge probabilmente su un precedente nucleo monastico italo – greco ed è dedicato alla Madonna del Granato. Questa seduta su un alto trono con in bambino in braccio e il melograno è straordinariamente simile a quella di Hera Argiva, a cui sembra si rifaccia. La presentazione della Madonna oggi è una copia dell’opera andata distrutta in un incendio e a cui si portano ancora doni, fiori e frutta in cente nei mesi di Maggio ed Agosto.  La cattedrale è costituita da tre navate, quella centrale per la celebrazione dei misteri; di quelle laterali una conserva l’icona della Madonna, nell’altra si conserva l’eucarestia. Per un breve periodo ospitò le reliquie di San Matteo, la cui tomba era stata scoperta da un monaco, sotto la città di Velia. Considerata l’importanza, le spoglie vennero reclamate dalla città di Salerno, per essere custodite  nel duomo della città, dove si trovano ancora oggi.  Per monti anni la Chiesa venne custodita da un eremita, alla sua morte, il complesso venne completamente abbandonato finché alcune monache dell’ordine  delle carmelitane pensarono di stabilirvisi per poi abbandonare l’idea.  Nel 1991, vi si trasferì padre Domenico, padre dell’ordine religioso dei carmelitani

Lungo questa strada, si trova il portone d’ingresso, con uno splendido portale con scene di caccia, della casa dove nel 1804 nacque Costabile Carducci. Eroe dei moti del 48, indusse il Re a concedere la Costituzione. Nel luglio sulla via del ritorno dalla Calabria, una violenta burrasca pilotò la barca su una spiaggia nei pressi di Acquafredda, nel territorio di Maratea. Qui trovò la morte per mano di una schiera di uomini armati alla guida del sacerdote Vincenzo Peluso, con il quale precedentemente aveva avuto un contenzioso. Il corpo del Carducci fu gettato in un burrone e dopo il ritrovamento fu sepolto nella chiesa di S. Biagio ad Acquafredda. Capaccio gli ha dedicato una strada e nel 1997, su interesse dell’Associazione culturale  C. Carducci è stato eretto un monumento sui giardini pubblici e posta una lapide a lato della casa natale. 

 La valle dei Templi ospita,inoltre, la cosiddetta Basilica Paleocristiana. Questa è la più antica testimonianza della precoce affermazione del cristianesimo a Paestum (344 a.C.). Concepita inizialmente come basilica “aperta” diventa sede vescovile  e presto assume le caratteristiche di basilica “chiusa”. Ha un’interessante stratificazione di elementi arcitettonici e decorativi pagani ed elementi di epoca bizantina. Ristrutturata nel Settecento con forme barocche, a seguito di recenti restauri dell’anno 1968 sono emerse le primitive strutture della Basilica. Divisa in tre navate da antiche colonne inglobate in pilastri di epoca barocca ospita masse di fedeli che convengono nel giorno dell’Annunziata per celebrare tale festività.

Il Capoluogo offre uno splendido panorama della pianura del Sele, dai suoi giardini pubblici, costruiti agli inizi del ‘900 con platani e lecci ormai quasi secolari e la statua di Costabile Carducci, eroe risorgimentale di questa terra. Percorrendo la strada tra via Monticello e via Francesco Sabia, un’area verde, pone a risalto e a splendore l’ulivo secolare, per tutti l’Ulivone. Si tratta di un albero  secolare inserito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Campania, simbolo del nostro territorio, patrimonio identitario  da tutelare e valorizzare come “monumento alla natura”.

Poco distante si trova piazza Orologio, qui l’attenzione è rivolta al campanile della chiesa, crollata nella seconda metà dell’800. Questa era collegata al Palazzo vescovile (oggi sede della scuola primaria di Capaccio) da un bel giardino. Il campanile che crollò nel 1902, venne ricostruito ed inaugurato nel 1905, ma ora è solo un ex-campanile, o meglio la cosiddetta Torre civica che campeggia in piazza.  Da vedere è anche la famosa fontana dei tre delfini, o volgarmente detta “la fontana a tre cannuoli”,  il Mulino ed il Frantoio di Gennaro d’Alessio che conservano ancora le macchine e gli attrezzi in uso fino a quindici anni fa ed  infine autentico angolo di storia è lo splendido “Salone Rizzo” l’antica barberia del paese. Questa è riccamente arredata con oggetti d’epoca, di cancelleria ormai in disuso e vecchie cartoline. Il mobilio è laccato bianco, con ampie specchiere e cassettini, contenenti forbici, pettini e rasoi. L’arredo è completato da una pregiata statua raffigurante Venere al bagno, posta in  bella esposizione, dono di un cliente  speciale, quale il barone F. Bellelli al titolare Antonio Rizzo. Numerosi sono ancora i portali in pietra ad ingresso di splendidi Palazzi. Abbiamo il palazzo Bellelli, De Marco, Tanza, Ricci, Stabile, casa Rubini, Palazzo d’Alessio, e Palazzo De Maria. Ancora resti di storico interesse, sempre al Capoluogo,  è  l’acquedotto romano. Esempio di architettura classica. è stato costruito dai romani nel  273 a.c. per secoli ha collegato le due estremità del territorio della piana di Paestum, dai monti alla pianura, e che sappiamo essere esistito grazie ad alcuni reperti rinvenuti sul suo antico percorso.

Il percorso religioso propone la visita di meravigliose Chiese localizzate nelle diverse contrade:  la Chiesa di Santa Maria Goretti, La Chiesa di S.Vito, quella di Santa Rita, la Chiesa della Divina Provvidenza e quella della Madonna del Carmine.

Il Santuario del Getsemani

Proseguendo tra i sentieri del passato si scorge il Getsemani, situato ai piedi del Monte Calpazio permette una splendida visuale sull’ampio golfo di Salerno, sulla costiera amalfitana e sul promontorio di Agropoli. All’orizzonte è possibile ammirare l’isola di Capri e la città di Salerno, e ai bordi dei monti vicini il Santuario della Madonna del Granato. Il Santuario è una delle architetture  più giovani e moderne presenti sul territorio di Capaccio. La struttura venne inaugurata nel 1959 ed è ricca di opere d’arte eseguite in stile moderno, un vasto parco, una casa spirituale, un chiostro, la chiesa superiore con cupola policroma e la cripta. Sul piazzale del Santuario si trova una statua in bronzo, della “Madonna della Luna” opera di Giuseppe Romano. La statua è stata inaugurata nel 1971 a ricordo della missione americana sulla luna del 1969. Nella cripta è possibile ammirare una splendida statua marmorea del Cristo in agonia, con lo sguardo rivolto  al cielo e con le mani giunte in atteggiamento di supplica. Queste sono solo alcune delle bellezze, che ospita il Santuario, custode di mille e più tesori.

Lungo questa strada, si trova il portone d’ingresso, con uno splendido portale con scene di caccia, della casa dove nel 1804 nacque Costabile Carducci. Eroe dei moti del 48, indusse il Re a concedere la Costituzione. Nel luglio sulla via del ritorno dalla Calabria, una violenta burrasca pilotò la barca su una spiaggia nei pressi di Acquafredda, nel territorio di Maratea. Qui trovò la morte per mano di una schiera di uomini armati alla guida del sacerdote Vincenzo Peluso, con il quale precedentemente aveva avuto un contenzioso. Il corpo del Carducci fu gettato in un burrone e dopo il ritrovamento fu sepolto nella chiesa di S. Biagio ad Acquafredda. Capaccio gli ha dedicato una strada e nel 1997, su interesse dell’Associazione culturale  C. Carducci è stato eretto un monumento sui giardini pubblici e posta una lapide a lato della casa natale. 

 La valle dei Templi ospita,inoltre, la cosiddetta Basilica Paleocristiana. Questa è la più antica testimonianza della precoce affermazione del cristianesimo a Paestum (344 a.C.). Concepita inizialmente come basilica “aperta” diventa sede vescovile  e presto assume le caratteristiche di basilica “chiusa”. Ha un’interessante stratificazione di elementi arcitettonici e decorativi pagani ed elementi di epoca bizantina. Ristrutturata nel Settecento con forme barocche, a seguito di recenti restauri dell’anno 1968 sono emerse le primitive strutture della Basilica. Divisa in tre navate da antiche colonne inglobate in pilastri di epoca barocca ospita masse di fedeli che convengono nel giorno dell’Annunziata per celebrare tale festività.

Il Capoluogo offre uno splendido panorama della pianura del Sele, dai suoi giardini pubblici, costruiti agli inizi del ‘900 con platani e lecci ormai quasi secolari e la statua di Costabile Carducci, eroe risorgimentale di questa terra. Percorrendo la strada tra via Monticello e via Francesco Sabia, un’area verde, pone a risalto e a splendore l’ulivo secolare, per tutti l’Ulivone. Si tratta di un albero  secolare inserito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Campania, simbolo del nostro territorio, patrimonio identitario  da tutelare e valorizzare come “monumento alla natura”.

Poco distante si trova piazza Orologio, qui l’attenzione è rivolta al campanile della chiesa, crollata nella seconda metà dell’800. Questa era collegata al Palazzo vescovile (oggi sede della scuola primaria di Capaccio) da un bel giardino. Il campanile che crollò nel 1902, venne ricostruito ed inaugurato nel 1905, ma ora è solo un ex-campanile, o meglio la cosiddetta Torre civica che campeggia in piazza.  Da vedere è anche la famosa fontana dei tre delfini, o volgarmente detta “la fontana a tre cannuoli”,  il Mulino ed il Frantoio di Gennaro d’Alessio che conservano ancora le macchine e gli attrezzi in uso fino a quindici anni fa ed  infine autentico angolo di storia è lo splendido “Salone Rizzo” l’antica barberia del paese. Questa è riccamente arredata con oggetti d’epoca, di cancelleria ormai in disuso e vecchie cartoline. Il mobilio è laccato bianco, con ampie specchiere e cassettini, contenenti forbici, pettini e rasoi. L’arredo è completato da una pregiata statua raffigurante Venere al bagno, posta in  bella esposizione, dono di un cliente  speciale, quale il barone F. Bellelli al titolare Antonio Rizzo. Numerosi sono ancora i portali in pietra ad ingresso di splendidi Palazzi. Abbiamo il palazzo Bellelli, De Marco, Tanza, Ricci, Stabile, casa Rubini, Palazzo d’Alessio, e Palazzo De Maria. Ancora resti di storico interesse, sempre al Capoluogo,  è  l’acquedotto romano. Esempio di architettura classica. è stato costruito dai romani nel  273 a.c. per secoli ha collegato le due estremità del territorio della piana di Paestum, dai monti alla pianura, e che sappiamo essere esistito grazie ad alcuni reperti rinvenuti sul suo antico percorso.

Il percorso religioso propone la visita di meravigliose Chiese localizzate nelle diverse contrade:  la Chiesa di Santa Maria Goretti, La Chiesa di S.Vito, quella di Santa Rita, la Chiesa della Divina Provvidenza e quella della Madonna del Carmine.

Convento dei Frati Minori

Il Convento Francescano di Capaccio ubicato in una posizione privilegiata si affaccia a mo di terrazzo sulla vasta pianura pestana. Il complesso architettonico intitolato al Santo di Padova, ha origine carmelitane. Furono infatti i frati del Carmelo nel 1500 ad edificarlo e ad abitarlo fino al 1652. Abbandono, incuria del tempo e  il disastroso terremoto del 1682  riversarono il complesso  in un ammasso di rovine, ma l’Università  nel 1710 pensò alla sua riedificazione e all’affidamento ai frati francescani. Il nuovo Stato unitario ne decretò la chiusura venendo adibito a nuove forme: da carcere a scuola, da casa comunale a uffici giudiziari. Tutto l’edificio gira intorno al Chiostro limitato da bei pilastri di pietra locale sui quali poggiano archi  al cui centro vi è una cisterna. Ha le pareti affrescate con episodi  della vita di S. Antonio e di S. Francesco. La maestosa Chiesa ospita un monumentale organo a canne ultimamente restaurato, dalla solenne bellezza ed armoniosa solennità.

Questi e mille altri luoghi da vedere e da scoprire sono nel Comune di Capaccio Paestum.

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